Dicembre 11, 2024

Planetspin

Pesca in mare e acqua dolce

Parliamo di esche artificiali: il MINNOW

I pesciolini finti dotati di paletta, noti genericamente come minnow, sono ancora oggi le esche più utilizzate nelle condizioni tipiche dello spinning.

Nonostante gli spinner abbiano oggi a disposizione una varietà impressionante di esche finte, classificabili in almeno una decina di diverse tipologie, nelle nostre acque la maggior parte delle catture avviene ad opera di quello che anche vent’anni fa era considerato l’artificiale principe di questa tecnica: il minnow. Parlo naturalmente degli ambienti naturali, diverso il discorso nei porti dove le esche di superficie sono senza dubbio più efficaci e catturanti nei confronti dei predatori tipici di queste aree, cioè lecce e pesci serra.

Ma da spiagge e scogliere quelli che un tempo venivano chiamati genericamente “rapala” sono indubbiamente gli artificiali più utilizzati e forieri di catture. Il perché è presto detto.

I minnow sono semplicemente le esche che funzionano meglio e sono più facili da utilizzare nelle condizioni più favorevoli per lo spinning

vale a dire con onde, schiuma e corrente. Solo i grossi jig sono altrettanto efficaci in queste situazioni, con qualche limitazione se il mare è davvero grosso, ma sono di più difficile utilizzo e non sono molti gli spinner che li utilizzano con regolarità.
Esche top water come popper e walkin’ the dog, pur godendo delle simpatie di molti lanciatori, non sono però le più adatte a nuotare tra i cavalloni e sono certamente più adatte a mare non troppo mosso o alle fasi finali della mareggiata. Questo discorso vale ancor più per le esche in gomma, impiegate da tempo e con successo nelle acque interne ma poco popolari in mare. Validissime in condizioni da “finesse”, con acque piuttosto calme, le soft baits non si trovano decisamente a loro agio nelle classiche condizioni da spinning duro, con il vento frontale che non consente lanci adeguati e impossibilitate a essere manovrate correttamente nella corrente.

E i predatori, lo sappiamo bene, cacciano soprattutto in queste condizioni, normale quindi che i minnow registrino il maggior numero di catture, non perché siano le esche migliori in assoluto ma proprio per il fatto di poter essere impiegati al meglio tra le onde. Relativa facilità di utilizzo ed efficacia col mare mosso sono insomma le carte vincenti di questi artificiali, le motivazioni principali del loro successo a spinning. A tutti questi argomenti aggiungerei la loro bellezza e capacità di pescare il pescatore prima ancora delle prede.
Ma questo è un discorso che abbiamo già fatto in altre sedi e lo chiudiamo qui. Bisogna anche riconoscere che la loro evoluzione e l’impegno (e la fantasia) di molte case costruttrici hanno portato a continui miglioramenti e nei modelli più recenti di pesci finti possiamo riscontrare, rispetto al passato, soprattutto migliori doti balistiche (lanciabilità), livree sempre più realistiche ad accattivanti, elevate capacità di cattura anche a velocità di recupero ridotte.

 Una particolare tipologia di minnow si è sviluppata in questa direzione, aggiungendo alle caratteristiche citate lo scarsissimo affondamento, quindi con la possibilità di esplorare fondali a ridotta profondità. Si tratta delle esche da spigole, le cosiddette “bass lures” che i giapponesi utilizzano per la pesca al serranide locale (suzuki) e che in questi ultimi anni stanno riscuotendo molto successo anche da noi.

Spesso, però, i minnow da spigola non sono del tutto adatti alle condizioni più toste, mal tollerando il mare formato e le correnti troppo forti. Teniamo conto anche che in presenza di onde serie generalmente siamo costretti a lanciare e recuperare da rocce di una certa altezza o da una posizione piuttosto arretrata. Non possiamo cioè recuperare con la punta della canna pressoché al livello della superficie e questa limitazione ci impone l’uso di pesciolini con paletta più sviluppata o comunque capaci di nuotare correttamente anche quando l’angolo della lenza con l’acqua è piuttosto aperto, situazione che si accentua nelle ultima fasi del recupero. 

Che l’esca nuoti bene anche negli ultimissimi metri è fondamentale

perché spesso, quando c’è schiuma, l’attacco avviene proprio sotto i nostri piedi.  In questi casi è opportuno affidarsi a minnow magari meno “moderni”  ma capaci di lavorare bene nelle condizioni più difficili; possiamo quindi trascurare le raffinatezze tecniche dell’ultima generazione di minnow come ad esempio i pesi mobili interni e addirittura non escludo la possibilità di affidarci a pesciolini non specifici per lo spinning ma sicuramente più adatti alla traina. La loro lanciabilità non è certo ottimale, nemmeno paragonabile a quella dei modelli con paletta minuscola, ma consideriamo che in queste condizioni non abbiamo l’esigenza di far arrivare l’esca troppo lontano.

minnow-corrente

Questione di paletta
La capacità di un minnow di sostenere forti correnti o di nuotare bene anche se recuperati da altezze elevate dipende da vari fattori, tra cui il più importante è certamente la paletta. Questa è una componente fondamentale di tali esche perché è proprio lei che determina l’affondamento nel recupero e il classico nuoto scodinzolante. Solo nei “lipless” o nei “darter” non è presente in quanto la sua funzione è sostituita dall’attacco della lenza sulla schiena dell’artificiale (nei primi) o dalla particolare inclinazione della testa (nei secondi). In tutti i minnow più classici possiamo avere un’idea del suo comportamento in acqua già esaminando la paletta, che può avere varie forme, dimensioni e inclinazione.
Una paletta pronunciata quasi sempre è garanzia di ottima stabilità anche con forti correnti e nuoto corretto fino agli ultimi metri anche se recuperato da postazioni alte. I palettoni, però, hanno l’inconveniente di rendere meno aerodinamico il pesciolino e di sbilanciarne il peso in volo riducendo quindi la sua gittata.

Se questo, come abbiamo visto, non è un grosso problema dalla scogliera medio-alta in condizioni ottimali, può essere invece limitante quando peschiamo su fondali a ridottissima profondità o irregolari, così come dalle spiagge, o comunque in tutti quegli ambienti e situazioni in cui sono necessarie buone distanze di lancio. E’ il classico problema delle zone basse da spigole quando alla profondità limitata si associano correnti sostenute. In questi casi è impossibile utilizzare minnow con grosse palette che hanno sempre un buon affondamento e rischiamo di agganciare al fondale ad ogni lancio, è invece indispensabile ricorrere a pesciolini che possano arrivare lontano, nuotare poco sotto la superficie ma allo stesso tempo reggere bene la corrente.

Queste caratteristiche non sono facilmente conciliabili tra loro perché, come abbiamo visto, per lanci lunghi e profondità di nuoto limitata occorre una paletta il più possibile ridotta mentre la stabilità nella risacca può essere ottenuta soprattutto con palette sviluppate. Trovare modelli con il giusto compromesso non è facile ma se non pretendiamo la perfezione qualcosa c’è, e siccome ogni modello ha maggiori virtù in un senso o nell’altro la loro scelta andrà fatta in relazione alle diverse situazioni. A titolo puramente indicativo posso qui citare, tra quelli facilmente reperibili in commercio, l’Angel Kiss e il Chase della Yamaria, il Rapala Long Cast, il Duel DB (alias Yo Zuri Mag darter). Il Saltiga Minnow della Daiwa, l’IMA Sasuke o i recentissimi Mommotti e Coixedda di Seaspin. 

Molti di questi sono dei “darter”  e non è un caso. Infatti questa soluzione costruttiva garantisce buona lanciabilità (per via della mancanza di paletta) ma allo stesso tempo buona stabilità anche in corrente. Per tutti i modelli indicati consiglio le misure maggiori (12 cm) che pur affondando un po’ di più reggono meglio le correnti soprattutto laterali; ovviamente è fortemente raccomandata la sostituzione delle ancorette con ami singoli.

Il recupero
Quando il mare ci offre le condizioni giuste i predatori sono in genere ben disposti all’attacco, quindi anche un recupero regolare del minnow può essere altamente efficace. D’altra parte, la grande qualità di questi artificiali, che per alcuni rappresenta anche il loro maggior limite, è proprio quella di nuotare e scodinzolare in modo accattivante anche senza la partecipazione dello spinner. Non consiglio però mai di operare un recupero del tutto passivo, per lo meno suggerisco di alternarlo a recuperi diversificati che meglio possono convincere i nostri predatori, sempre più sospettosi, di trovarsi di fronte ad un pesce in difficoltà e quindi scatenare l’attacco.

In particolare sono molto importanti le soste durante il recupero, che in certe situazioni possono rappresentare quel qualcosa in più che fa la differenza.

Quando ad esempio la corrente secondaria è piuttosto forte può essere molto efficace fermare il minnow a pochi metri da riva lasciandolo scodinzolare spinto dalla corrente che porta al largo ma trattenuto dalla nostra lenza. L’effetto, agli occhi di una spigola appostata dietro le rocce o sul fondo o ad un barracuda che caccia nella schiuma, sarà quello di un pesce immobile che stenta a risalire la corrente. Un facile boccone, insomma, per qualsiasi predatore.  Qualche leggerissimo colpetto di cimino renderà ancora più efficace questo sistema, che naturalmente funziona in modo egregio con alcuni minnow più predisposti ad agitarsi in modo frenetico spinti dalla secondaria, e meno bene con altri poco “ballerini”. Si tratta solo di provare fino a trovare il modello giusto.

Un saluto a tutti gli amici di PLANETSPIN