Novembre 25, 2024

Planetspin

Pesca in mare e acqua dolce

Spinning in mare: dove lanciare?

Nella pesca a spinning in mare, in ambienti come il porto, la foce o la scogliera, non è sempre facile e intuitivo riuscire a comprendere dove e come presentare il nostro artificiale alle prede, nel modo migliore.

Capire dove lanciare l’esca, sarà di fondamentale importanza per evitare una probabile serie di uscite e di lanci a vuoto dove, non avendo né tocche né catture, non potremo conoscere le reali potenzialità della pesca in acqua salata (saltwater o SW), data la vastità di situazioni in cui ci troveremo.

La presenza di pesce foraggio come cefali o minutaglia è un segnale importante che aumenta la probabilità dell’arrivo di predatori e scegliendo di sfruttare queste zone in orari della giornata nei cambi di luce come l’alba o il tramonto, possiamo tentare di accrescere le nostre possibilità di fare una bella cattura.

Dedicare le uscite incentrandole su una particolare specie, riuscendo a preventivare gli artificiali da utilizzare, ci faciliterà nella scelta della combinazione canna/mulinello adeguato, evitando, nello stesso tempo, di sovraccaricarci di attrezzature superflue in modo da permetterci degli agevoli spostamenti, tipici ed essenziali per riuscire in questa tecnica.
Andremo a esaminare qui di seguito, alcuni degli spot caratteristici per la pesca a spinning praticata dalla zona costiera dei nostri mari (porto, foce e scogliera) e cercheremo di capire dove, come e perché lanciare i nostri artificiali. Sarà possibile con l’esperienza, individuare con un colpo d’occhio gli hot spot, ma cerchiamo di dare una spiegazione che aiuti anche coloro che si sono affacciati da poco o si stanno per affacciare in questa tecnica di pesca.

Il porto è un luogo ideale per praticare tutti i tipi di pesca e soprattutto lo spinning, perché è possibile trovare in quest’ambiente, una grande quantità di pesce foraggio, la base della catena alimentare al cui vertice troviamo il nostro ricercato obiettivo, il predatore.

Prestiamo attenzione ai divieti emanati dalle capitanerie, infatti, in molti porti italiani, esistono delle severe contravvenzioni per chi pratica la pesca sportiva in zone non consentite.
La nostra esplorazione inizierà lambendo le imbarcazioni ormeggiate nei pressi dei pontili, soprattutto quelle dei pescatori professionisti che solitamente al momento della pulizia delle reti, attirano i predatori riversando in mare una buona quantità di minutaglia di scarto. In questi posti bisogna prestare la massima attenzione a non restare impigliati nelle cime di ormeggio in modo da salvaguardare il nostro artificiale ma ancor di più a non creare disturbo o situazioni di pericolo.
Queste zone sono ottime soprattutto per la pesca in notturna in cerca di spigole che cercheremo di insidiare con piccoli minnow o con esche siliconiche.
Necessaria per questo scopo un’attrezzatura leggera e sensibile per poterci aiutare nella gestione degli artificiali e non affaticarci durante la pesca. La spigola portuale non è una facile preda. La si può notare pascolare indisturbata anche a pochi centimetri dalla superficie in gruppi di due o tre esemplari, per niente incuriosita dalle nostre esche, ma durante l’arco della giornata, soprattutto in alcune ore notturne o nei classici cambi di luce, la vediamo in devastanti attacchi sui piccoli pescetti di cui è ghiotta. Il suo comportamento può variare in base a fattori che potrebbero essere del tutto casuali o associati a determinate combinazioni climatiche e ambientali come ad esempio le fasi lunari, maree e pressione atmosferica.
Sempre in queste zone possiamo trovare anche il barracuda e il pesce serra.
Proseguendo il nostro cammino, arriveremo fino alla punta del porto, sostando di tanto in tanto per fare qualche lancio sempre in cerca di attività di superficie come cacciate o movimenti sospetti.
Le punte dal lato interno ed esterno (mare aperto) sono le zone migliori a prescindere dal periodo dell’anno in cui ci troviamo e del predatore che insidieremo. Sono i classici spot da tenere in considerazione durante tutto l’arco della giornata, ma che spesso, a causa del passaggio d’imbarcazioni, i predatori tendono a frequentare solo nei momenti di poco traffico.

Cercheremo di approfittare dei momenti di calma per sondare i vari strati dell’acqua: a partire dalla superficie con popper (ma anche WTD o skipping lures) di discrete dimensioni, passando per i minnow, fino ai classici jig metallici. Pochi lanci, dove cercheremo di raggiungere la maggiore distanza possibile, possono bastare per poi spostarci nelle altre zone.

A volte lo strike può arrivare recuperando il nostro artificiale parallelo alla costa o proprio sotto i nostri piedi

nel momento in cui stiamo sollevando l’esca dall’acqua.
Per questo, consiglio sempre di prestare la massima attenzione e credere sempre nella nostra azione di pesca fino in fondo.

Il lato esterno della foce è l’habitat classico della pesca a spinning, frequentato da molte specie di predatori che si avvicinano alla costa in cerca di pesce foraggio e alimenti portati dalla corrente dei fiumi. E’ uno spot che varia in continuazione nel tempo in base alle mareggiate e alle diverse condizioni climatiche e ambientali che si alternano, modificandone le potenzialità.

mappa spinning

Solitamente i predatori sono di passaggio nei punti più profondi del letto del fiume, all’imboccatura, o stanziano in attesa del cibo a ridosso dello scalino sabbioso che si forma nel punto in cui i detriti, trasportati dalle acque dolci, si mescolano a quelli marini, tendendo degli agguati ai pesci in difficoltà.
In quest’ambiente possiamo incontrare pesci di taglia come la leccia amia e utilizzare un’attrezzatura adeguata è indispensabile per contrastare le fughe con la giusta efficacia.
L’attività predatoria si protrae anche nella corrente d’acqua del fiume in mare, permettendoci di stare in pesca con il nostro pescetto anche con una semplice trattenuta. In questo caso utilizzeremo degli artificiali dotati di una paletta di testa molto pronunciata e resistente (o degli ondulanti metallici di peso adeguato) per permetterci un corretto movimento.

Solitamente possiamo incamminarci per diverse centinaia di metri lungo la costa dal punto centrale della foce, dove secche e buche sono delle postazioni di pesca altrettanto valide che lo spinner deve imparare a riconoscere, soprattutto sfruttando i frangenti delle onde che, con il mare mosso, segnalano le variazioni di fondale.
Infine, come alternativa da non trascurare, possiamo utilizzare la corrente del fiume per far trasportare il nostro artificiale al largo, in modo da poter insidiare i predatori che si trovano più lontano dalla tipica distanza raggiunta dal lancio.
 
Il lato interno della foce è l’habitat ideale per la ricerca della spigola, infatti, la possiamo insidiare con una grande quantità di esche prese dal bassfishing come i vermoni siliconici, i jig con annessi dei trailer (code di gomma), ma anche piccoli minnow, crankbait ed esche di superficie come popper e wtd. Le colorazioni sono da scegliere in seguito alla colorazione delle acque, preferendo quelli scuri per le torbide e quelli chiari per le giornate soleggiate.
 
Cercheremo di lanciare a ridosso della sponda, magari nei pressi di pontili per l’ormeggio delle barche o nella vegetazione
 
luoghi che questo predatore preferisce per tendere agguati. Tuttavia possiamo tentare anche da piccole barche avendo cura di scandagliare il fondale in cerca di piccoli avvallamenti, zone con repentini salti di fondale e buche, facendo attenzione a non eccedere mai nella velocità di recupero.

La scogliera è l’ambiente più complesso che possiamo trovare lungo le nostre coste e in base alla profondità delle acque su cui si erge, determina la tipologia di predatori che la frequentano. Ne esistono di naturali e di artificiali, a picco e a lento degrado e in base a queste caratteristiche dovremo scegliere gli artificiali per evitare incagli ed entrare in pesca alla giusta profondità.

In caso di scogliera bassa frequentata da spigole, allora cercheremo di trovare le classiche schiumate formate dalle onde che s’infrangono, evitando di farci vedere e magari approfittando della classica “scaduta” (es. quando il mare inizia a calmarsi dopo una mareggiata). Qui possiamo utilizzare degli artificiali floating (galleggianti) o lipless (senza paletta), in modo da esercitare la nostra azione di pesca nei primi strati della superficie marina. Ottimi punti dove lanciare, sono anche le rocce affioranti e le buche, dove i predatori sostano per attendere le loro prede. In caso di mare forte è necessario un buon minnow capace di tenere la corrente e non essere trascinato in balia delle onde.

Con scogliera a picco su un alto fondale, potremo tranquillamente utilizzare artificiali come piccoli jig o kabura per sondare gli strati più profondi in cerca di ricciole e dentici o preferire i classici popper, minnow floating e sinking (affondanti), WTD e skipping lures per completare a 360° la nostra ricerca.
In questi ambienti è facile trovare la colorazione delle acque molto chiara, per questo è preferibile insistere nelle ore notturne successive al tramonto o prima dell’alba.
 
In determinati periodi, praticando tratti di scogliera che si trovano nei pressi di punte ai limiti dei golfi, possiamo assistere all’arrivo dei grossi predatori come lampughe, tonnetti e altri pesci tipici della pesca dalla barca, che rappresentano le massime catture cui i pescatori del mediterraneo possano ambire.

L’eccessiva pressione di pesca da parte di sportivi e professionisti ha fatto in modo che le possibilità di fare delle catture si riducano sempre più. Si è notato che in particolari luoghi molto frequentati, i pesci sono diventati diffidenti ad aggredire gli artificiali e in molti casi sono stati decimati dalle reti. E’ necessaria la salvaguardia degli spot e delle specie, rispettare i limiti imposti dalle leggi sul pescato e intensificare i controlli da parte degli organi preposti, per evitare il progressivo peggiorare della situazione.

La complessa costituzione del panorama costiero italiano non consente di creare regole certe valide in ogni punto della penisola. Per affrontare con successo i vari ambienti di pesca è sempre necessario apprendere anche notizie dai pescatori locali, saperle miscelare con la nostra esperienza, un pizzico d’inventiva e… un po’ di fortuna.