Quando la pesca a spinning ti entra nelle ossa… è una malattia incurabile, una passione unica.
In questo articolo, che dedichiamo ad un vecchio lupo di mare, Mauro Peruzzi che nella sua vita da angler (o spinnier fate voi) ci dimostra ancora una volta cosa vuol dire avere l’acqua di mare e la pesca nelle vene. Il suo progetto si chiama PELATUS, ma ora leggiamo cosa ci scrive sul suo profilo facebook:
Ho iniziato a praticare spinning in mare da qualche anno, (45) con una canna di bambù in 3 pezzi
anelli arrangiati in filo di quasi acciaio inox. Canna che poi subì un upgrade, sostituendo l’ultimo pezzo con un’antenna in fibra di vetro della Fiat 127.
Mulinello Mitchell dove i cuscinetti erano fantascienza, con una bobina che con 50 mt di nylon era già piena.
Fili che avevano un carico di rottura paragonabile ad un trecciato dello 0,08 ma che in realtà erano uno 0,40
Artificiali? rotanti da Luccio della Martin con il ciuffo di lana rossa sull’ancoretta
Andavi a spinning in mare e ti deridevano, poi tiravi su un bel pesce e facevi gente intorno…
Ne è passato di tempo, sono cambiate le attrezzature, è cambiato il mare sono cambiate le persone, nonostante tutto ogni volta che devo andare a pesca mi sveglio sempre prima che la sveglia suoni.
È sempre una prima volta. Il tempo ha portato un pò di acciacchi, dopo un pò di lanci devo fare una pausa per poi ricominciare.
BARCOLLO MA NON MOLLO ! qualche pesce lo buco ancora…
Mi sento solo di dire: grazie per aver condiviso con noi questo pensiero semplice eppure così profondo. Ad Majora… semper!!!
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