Novembre 21, 2024

Planetspin

Pesca in mare e acqua dolce

Luciano Cerchi, la Pesca a Spinning nel sangue

Abbiamo l’onore di avere su queste umili pagine, un grande personaggio della storia della pesca a spinning in Italia, Luciano Cerchi.

Digitando il suo nome su google, potremo conoscere molto della sua storia professionale, i suoi lavori e il suo passato.

Con questa intervista scopriamo l’attualità e i suoi progetti futuri, facendo nello stesso tempo un’analisi sul suo pensiero e sul suo percorso formativo.

Ecco qualche domanda:
Ciao Luciano, potresti illustrarci brevemente la tua storia? Dove e quando è nata la tua passione per la pesca?

Sono nato a La Spezia ma la mia famiglia è originaria di un piccolo paese della Val di Vara, così ho sempre trascorso le vacanze estive sul Fiume Vara con i relativi affluenti e la rimanente parte dell’anno frequentando il molo della mia città, e successivamente le scogliere delle Cinque Terre. 

Era fatale che mi innamorassi della pesca, anche perché ho avuto come maestro mio padre.

Ecco spiegata la mia passione per le acque interne ma anche quella per il mare che però negli ultimi anni frequento in maniera minoritaria.
Ho avuto la fortuna di collaborare, alla fine degli anni 80 ,con un marchio emergente e tramite loro sono entrato in contatto con le Riviste del settore, collaborando praticamente con tutte, ovviamente mi riferisco al passato, attualmente le testate sono così numerose che è difficile districarsi. Ho scritto due libri dedicati allo spinning ed ho collaborato con due noti marchi italiani firmando canne, artificiali e minuteria. Sono iscritto all’albo dei giornalisti, ma un paio di anni fa ho deciso di rallentare la mia attività, attualmente scrivo due articoli l’anno per una Rivista specializzata ed il resto del tempo lo dedico alla pesca.

Il mio primissimo approccio con lo spinning è stato nell’estate del 1962,  approfittando dell’assenza di mio padre, ho preso la sua canna “con su il Luxor” e un paio di cucchiaini. Iniziò così, un pomeriggio infuocato insieme ai miei amici, lungo il torrente Mangia (quello che da il nome al paesino in cui abitavo), scalzi saltammo da un ciottolo all’altro lanciando maldestramente finché, probabilmente commossa da tanto impegno, una fario attaccò l’esca, slamandosi in un paio di salti! Tutto qui..ma il germe si era insediato!!!!…

Quali sono i personaggi chiave, nella storia della pesca a spinning in Italia?
Benchè ci siano stati molti autori interessanti e prolifici quelli che ho più seguito sono stati Mario Albertarelli, per la pesca in genere e Gian Domenico Bocchi per lo spinning. Sui suoi articoli ho davvero costruito, mattone dopo mattone, il mio spinning, benché ho preso una mia personale direzione molto velocemente. 

Se potessi scegliere una tecnica di pesca, quale sarebbe?
La risposta è scontata: “lo spinning” benché ogni tanto non disdegno la pesca a mosca, ma sono un lanciatore modesto ed uso questa tecnica solo dal belly boat per il bass.

Quali possono essere, secondo te, esempi di esche artificiali che gli angler italiani hanno accantonato, ritenendole un po’ datate, ma che al cospetto di ciò continuano comunque ad essere valide e catturanti?
Intanto vorrei chiarire che per me non esistono esche datate, sono i lanciatori che fossilizzano la loro tecnica ad essere datati! In ogni modo, per non voler eludere la domanda cito

l’ondulante, da sempre il mio preferito per plasticità e versatilità..ma non a tutti piace ancora…

Cosa ne pensi delle condizioni delle nostre acque, fiumi e mari? Negli ultimi anni, che cambiamenti ha riscontrato?
Risposta scontata anche in questo caso:”un disastro” L’inquinamento e la stupidità umana hanno travolto le difese della natura che fa ormai fatica a sopravvivere! Elencare i cambiamenti sarebbe lunghissimo, faccio prima ad evidenziare semplicemente l’endemica rarefazione degli organismi viventi, letteralmente distrutti dalla “civiltà”.

Esistono relazioni cromatiche tra un artificiale catturante e l’habitat che stiamo battendo? sono legate solo al foraggio presente o ci sono altri fattori?
Per risponderti devo ricorrere alla mia personale filosofia sullo spinning. Io penso che un buon artificiale deve possedere soprattutto un movimento adescante ed alieno. Questo conta di più del colore e della forma.

Quando costruisco una mia esca, curo soprattutto il movimento, perché lo spinning basa la sua efficacia sulla sorpresa prodotta.

Non ho mai pensato che un selvatico possa scambiare un’esca per un vero organismo vivente con l’intento di cibarsene, insegue e tenta di individuare l’intruso con il solo organo di cui dispone: la bocca, finendo così allamato.

La pesca a spinning in che modo sta crescendo (che tipo di evoluzione avrà)???
Intanto prende sempre più piede (finalmente) il catch and release, di cui sono stato da sempre un convinto estimatore, poi l’utilizzo dell’amo singolo (di misura adeguata) sicuramente meno problematico dell’ancoretta nelle fasi di rilascio. Non dimentichiamo neanche la grande crescita tecnica dei lanciatori italiani che sono informatissimi, sicuramente pari, se non migliori, di quelli d’oltre oceano che abbiamo a lungo mitizzato.

Ha mai proceduto alla registrazione dei dati delle condimeteo di più catture? se si ha notato una prevalenza su qualche dato che si ripeteva nelle molteplici catture?
Ho tenuto conto del meteo e delle maree prevalentemente con lo spinning in mare e in interno fiume soprattutto con la spigola, sono arrivato alla conclusione che marea e condizioni di luce e trasparenza dell’acqua sono importanti e determinanti..però mi è capitato di prendere spigole con un “sole così” e con marea inesistente! Miracoli dello spinning?

Quanto conta avere un etica forte e piena di sani principi sul rispetto della natura, l’ambiente, e delle prede che catturiamo?
Rispondo alla tua ultima domanda con le note conclusive del mio primo libro pubblicato nel 1993 intitolato “Il manuale delle esche artificiali” 

“ Dedico il mio intero lavoro a chi desidera ancora “imparare”, non per riempire “cestini”, ma per ritrovare una dimensione ormai dimenticata

dove il fruscio delle foglie animate dal vento e l’impeto festoso dell’acqua che scorre tra le rocce, sostituiscono finalmente i clacson impazziti e i fumi di scarico che ci soffocano”

Luciano Cerchi

Bene, non ci resta che ringraziare il carissimo Luciano per la sua disponibilità e gentilezza,
come sempre un saluto a tutti gli amici di PLANETSPIN!