Dicembre 23, 2024

Planetspin

Pesca in mare e acqua dolce

Donato Cardano aka Hadamo Yaker: il KAYAK è libertà

Oggi abbiamo l’onore di avere sulle pagine di PLANETSPIN, un grande appassionato di KAYAK FISHING, Donato Cardano, da tutti conosciuto online con il nickname Hadamo Yaker.

Oltre ad essere un ottimo pescatore, è da apprezzare per le sue doti di kayaker. Dobbiamo a lui un grande ringraziamento perchè è una delle poche persone che non nega mai di condividere il suo sapere, rispondendo in modo esaustivo e completo a tutti coloro che chiedono info. E’molto attivo sui forum e su vari gruppi social dedicati al kayak fishing.

Ecco qualche domanda che gli abbiamo posto per conoscerlo in modo più approfondito…

Descrivici brevemente la tua storia di pescatore
Sono del 66 e ho iniziato a 14 anni, quando col motorino potevo andare in autonomia in un laghetto distante circa 7km da casa mia a insidiare le prime carpe, pescate a fondo con lombrichi e semi di mais.
Non era ancora nata una vera e propria passione, era piuttosto un passatempo estivo, la vera svolta fu quando la mia fidanzata non che attuale moglie, mi regalò la mia prima vera canna da pesca, una inglese a innesti di tre sezioni, (che conservo ancora) fu con quella che cominciai a inanellare catture su catture sempre nello stesso laghetto, dove poi ebbi modo di conoscere altri amici, che contribuirono ad allargare la mia cultura in fatto di pesca e di tecniche praticate, cominciando con la canna fissa e barbara e finendo con la roubasienne, passando per il legering , lo spinning ai bass, fatto a piede asciutto, con i wader e anche con i primi belly boat della browning e per finire l’intramontabile bolognese con le sua spallinate, sino a quando mi proposero la pesca in mare.

La pesca in mare fatta dai moli e dalle dighe foranee fu quella che mi catapultò in un mondo nuovo

dal quale sapevo che non sarei più riuscito a distaccarmi, bolognese e fissa dai moli, e inglese dalle dighe foranee.
Il passo successivo fu quello di partecipare ad una gara di surf casting (con canne prese in prestito) e vuoi la fortuna del principiante, per la prima volta ebbi una coppa da poter poggiare sulla mensola di casa mia. Da allora coinvolto dal entusiasmo mi diedi al surf casting da garista, e in capo a pochi anni riuscii anche a conquistare importanti risultati personali.
Da questo a fondare un club di pesca nel mio paesello il passo fu breve, e lì nacque il mio amore /odio per la allora FIPS odierna FIPSAS, vivevo di pesca e parlavo di pesca 365 giorni al anno, sino al punto di non poterne proprio più, e come sempre accade in questi casi, abbandonai, abbandonai anche per darmi ad un’altra passione che nel frattempo era nata, la navigazione a vela, ma quella è un’altra storia.

La scoperta del kayak per poter pescare, quando e come ci sei arrivato?
Ero sposato da poco, ed ero in vacanza al mare dovevano essere gli ultimi anni 90, il 98 mi pare, vidi in mare un kayak, un biposto sit –on in vetroresina, ne rimasi affascinato e cominciai a seguirlo lungo il bagnasciuga con la convinzione che prima o poi sarebbe tornato a riva, cosa che fortunatamente avvenne da lì a poco. Dopo aver accolto il kayaker possessore di quello scafo con mille e una domanda, egli fu così gentile da propormi di farmi un giro con lui, impartendomi i primi rapidi rudimenti di come si usa una pagaia, fu amore, amore così forte che il

giorno dopo io ero il felice possessore di uno scafo identico a quello provato in mare

fortuna volle che venissero prodotti in un paese poco distante da dove ero in ferie.


In quegli anni il kayak fishing in Italia non esisteva ancora…o almeno io ne ignoravo l’esistenza, dopo le prime uscite in kayak, tese per lo più a godermi il mare, decisi di andare a polipi a scarroccio, con la lenza a mano e zampa di gallina, tecnica che ormai si perde nella notte dei tempi, i risultati furono quasi immediati, e l’approdo a riva verso il mio ombrellone era sempre affollato da un capannello di turisti curiosi di vedere il mio pescato, pescato che veniva istantaneamente “arricciato” nella modalità barese e consumato seduta stante. (selvaggiamente)
Già da allora percepii le potenzialità della pesca dal kayak fatta sia con lenze a mano ma anche con piccole canne da spinning interamente in vetroresina che al epoca spopolavano, ne parlai anche con diversi amici, ma per loro era una idea bislacca, per questo ed altri motivi desistetti, e qui una delle prime lezioni di vita, se si ha una intuizione bisogna perseverare.

Solo molti anni dopo penso intorno al 2005 vidi i primi scafi della Bic in vendita presso i punti Decathlon corredati dei primi portacanne posteriori, e mi trovai cosi di fronte a uno dei primi hayak da fishing.
Ma dovette passare ancora qualche anno, c’era bisogno di internet, non so come e non so quando ma googlando incappai in un video di kayak fishing, fu allora che mi baleno l’idea di anglerizzare il kayak comperato anni addietro, ma poi finii per prenderne uno specifico da fishing usato, un Big Game della Ocean Kayak.

Ci sono persone che ti hanno ispirato in questo percorso?
Quando muovevo i primi passi ed ero a caccia di informazioni capitai nel blog di un inglese, Rob Appleby-Goudberg, che fin da subito mi rapì, inizialmente perché, ai tempi aveva un kayak identico al mio, e si sa fra simili ci si cerca e ci si piace, ma in seguito sfogliando il suo blog rimasi affascinato dalle sue soluzioni, dai suoi lavori, dalla sua manualità.
In quei tempi rappresentava per me un esempio da seguire, anche perché diversamente ad altri blog di pescatori non poneva l’accento sulle catture in sé,

ma spiegava il come si potesse arrivare a farle

inutile dire che dopo la mia iscrizione a facebook, ( che avvenne molti anni dopo) fu uno dei primi ai quali chiesi l’amicizia, ed ebbi anche il piacere di fare qualche breve dialogo con lui.

Allego il link del suo blog magari potesse interessare qualcuno http://www.saltwaterkayakfisherman.com/

Cosa rappresenta per te il kayak?
Basterebbe una sola parola per rispondere a questa domanda,

quella parola è…libertà

Anche se quella parola non rinchiude appieno il significato, bisognerebbe aggiungere, sfida, avventura, del resto si sa, il mare è l’ambiente più alieno e pericoloso, e più facile da raggiungere che ci sia.

Durante la navigazione in kayak, cosi come la pesca dal kayak, ci si estranea quasi completamente dal mondo in cui viviamo, catapultandoci in una realtà differente fatta di silenzio e sapore di sale e calore del sole sulla pelle, di silenzi assordanti rotti solo dai versi dei gabbiani, che ci indicano dove dobbiamo lanciare i nostri artificiali, ogni preda presa o persa in questa solitudine senza spettatori, è capace di regalarci momenti intensi, momenti quasi sospesi nel tempo, in un tempo che pare quasi dilatarsi, aprirsi e richiudersi sotto il ritmo della nostra pagaia.

Tecniche e predatori preferiti
Mi piacerebbe poter dire tutte e tutti, ma non è così, sia le tecniche che le prede dipendono dagli spot abituali e dai periodi di frequentazione degli stessi, va da sé che pescando abitualmente nel alto Jonio che un mio caro amico, ricordo che definì ” piattume sabbioso” le tecniche per lo più praticate sono la piccola traina costiera con artificiali, volta sia a reperire il vivo ( sugarelli e sgombri ) e nel periodo giusto alletterati e tunnidi in genere, sabiki teso sempre alla procacciazione del vivo, anche se non nego che alle volte mi soffermo più del dovuto, soprattutto quando i sugarelli sono di bella taglia, spinning con metal jig quando è possibile, e sempre a patto di arrivare sulle mangianze prima dei barcaioli, o sino a quando non si è cacciati da loro, e per finire traina col vivo di superfice, a spigole, leccie e serra, anche se per la verità sono i serra a monopolizzare le ferrate.

Una considerazione sulla pesca sportiva attuale, rispetto ai tuoi esordi
Indubbiamente l’offerta attuale si è allargata, le aziende si sono moltiplicate, esiste tutto un corredo variegato e specifico per il kayak fishing, cose che prima bisognava adattare e reinventare e in molti casi costruire da se.

Anche l’informazione è aumentata, cosi come la disinformazione, e il pressapochismo di qualche operatore commerciale, (pochi per la verità) che con scarsa cognizione di causa alle volte consigliano pur di strappare la vendita, kayak decisamente inadeguati ad affrontare il mare, perché bisogna dirlo non esiste solo il kayak fishing da mare, ma anche quello di acqua dolce, e per quanto simili possano sembrare le due discipline, nascondono delle differenze sostanziali al punto tale che in parecchi casi cosa è adeguato per l’uno è inadeguato per l’altro.

Un consiglio per i futuri pescatori yakers
Il kayak fishing è una delle poche discipline che riesce a coniugare in maniera quasi simbiotica due sport molto differenti fra loro. Non sacrificate l’uno a discapito del altro,

cercate di trovare il perfetto connubio, la perfetta sintesi nei due,

solo così si potrà gustare appieno il kayak fishing.
L’errore più comune è quello di caricarsi di molta roba spesso inutile, che ci costringe a portarci dietro un peso che ci penalizza, inutile dire quello che va portato e quello che non va portato, perché ognuno di noi ha esigenze diverse, ma un buon sistema è quello di mettere da parte tutte quelle cose che nelle ultime uscite non sono state utilizzate in un recipiente che non stiveremo nel kayak, ma che avremo sempre in macchina, pronto nel caso ci fosse bisogno.

Prima o poi il mare vi presenterà il conto, ed essendo il mare non può essere che salato, in questi casi cercate di mantenere la concentrazione, mettetevi in modalità “risparmio energetico” perché non sapete per quanto tempo sarete costretti a rimanere in acqua, cercate di raggiungere la riva più vicina, compatibilmente con vento e corrente.
Per concludere, Nico Cereghini direbbe “Casco in testa ben allacciato, luci accese anche di giorno, e prudenza. Sempre!“…A noi invece basta solo allacciare per bene il giubbotto di salvataggio.

Dicono di lui…
Conosciuto tramite il forum Mondo kayak fishing come “collega” moderatore ci siamo sempre tenuti in contatto sia per la passione della pesca in kayak che quella delle inventive applicabili.
Nel 2014 ci siamo poi trovati di persona quando ho iniziato a fare le escursioni e da allora

il “fratellone” ha sempre svolto un ruolo importante per me come consigliere personale

per evitare mille stupidate, anche se poi non resistevo e le combinavo. Ci si sente abbastanza spesso e sempre belle risate…ora spero che si sblocchi un po’ il tutto così finalmente potrò andare a trovarlo.
Inoltre, è stato uno dei primi clienti quando ho intrapreso anche l’avventura con la Stealth, acquistando il primo fisha 500 italiano!!!
Stefano Norcia

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Uno dei primi yakers che ho conosciuto quando ho iniziato ad avvicinarmi al kayak fishing. Da subito sempre disponibile e molto presente nei maggiori gruppi di kayak. Ho migliorato tantissimo la tecnica della mia pagaiata grazie a lui e a Stefano, mi hanno fatto da coach a distanza e tuttora quando pubblico un video

non manca la puntuale tirata di orecchie a correggermi sempre qualcosa

Ha idee di personalizzazione del kayak per ogni situazione ed è un riferimento per moltissimi yakers di tutta italia.
Umberto Calipari

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È il M’c Guyver del kayak fishing,

ha fatto più fori lui ai kayak che non un riccio ad un pallone.
Carlo Corigliano

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Io e Donato sebbene ci conosciamo da un po’ abbiamo pochi momenti di pesca passati insieme poiché distanti, ma uno dei ricordi che è ormai stampato nella memoria risale all’ultimo raduno che il MAK medio adriatico kayak fishing, ora AKF Abruzzo kayak fishing, ha organizzato a Rocca San Giovanni.

Il nostro Hadamo Yaker si presentò con il suo oceani kayak motorizzato e super accessoriato alla perfezione nel tipico stile del maestro

ad un certo punto ci disse ” ora vi faccio vedere una cosa!” – e rivolgendosi al kayak aggiunse ” su bello dai vieni qua!” ed il kayak comincio a muoversi sul prato tramite il suo carrello da solo senza che nessuno lo spingesse.
In pratica si era presentato con un carrello porta kayak dotato di motore elettrico attivabile tramite telecomando! Fu una cosa esilarante perché qualcuno, probabilmente distratto dalle chiacchiere tra appassionati, si spaventò a vederlo muoversi da solo. Inutile dire che il carrello a telecomando riscosse un grande successo.
Adelmo Cantagallo

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Un grande ringraziamento ad Donato (Hadamo) e ai suoi amici per la disponibilità, è stato un vero piacere leggere la tua storia e avere tutti voi sul nostro sito,
un saluto a tutti gli amici di PLANETSPIN!