Dicembre 24, 2024

Planetspin

Pesca in mare e acqua dolce

Matteo De Falco si racconta su PLANETSPIN

Proseguiamo il nostro viaggio alla scoperta dei personaggi chiave della diffusione della pesca a spinning (e non) in Italia e nel mondo. 

Oggi abbiamo l’onore di leggere su queste pagine una bellissima intervista a Matteo De Falco (in esclusiva per gli amici di Planetspin),

attualmente è il “Direttore Editoriale Pesca” del canale 235, 236 di SKY “Pesca”, conduce “Passione Artificiale”, “Big Fish Adventures” ed insieme a Marica Cicoria cura la parte delle news di “PescaMag” il magazine di “Caccia e Pesca”.
Di seguito potremo scoprire un’interessante scambio di domande-risposte dove il nostro protagonista, svela alcuni dei suoi “segreti”, frutto di anni di esperienza diretta e che, senza riservo, condivide con tutti noi.
 
In queste poche righe si evince la grande passione per la pesca, per la natura, oltre al suo “rimanere semplice e vero, vicino alla gente”
 
Matteo si contraddistingue da altri che la stessa fama ed il successo hanno rovinato.

Potresti illustrarci brevemente la tua storia?
La mia storia è quella di un bambino che per seguire suo padre, appassionato pescatore subacqueo (e trainista), lo “costrinse” a fargli fare una muta su misura. Avevo 4 anni e la cosa più bella era poter stare in acqua per ore con mio padre. Pensa che uno dei giochi più divertenti che facevamo in acqua era che se lui prendeva un pesce mi mostrava solo la coda ed io dovevo indovinare di che specie si trattava… Lui però non ha mai pescato in acqua dolce e quindi quando si andava in montagna era il nonno ad accompagnarmi a trote. Poi, non appena ho avuto 14 anni e sono stato in grado di muovermi da solo ho cominciato a pescare in maniera assidua anche in laghi e fiumi.

 
Nel primo anno che i miei mi regalarono il motorino feci 20.000 km tutti o quasi per andare a pescare.
Ovviamente la componente mare era preponderante…pensa che ho combattuto la mia prima ricciola che non avevo più di 9 anni.

Qual è stato il percorso che ti ha portato ad essere quello che sei?

Un percorso certamente fortunato perché poter fare di una passione un lavoro è una grande fortuna. Ho cominciato nel 1998 adattando testi per documentari stranieri che andavano in onda su “Seasons” (l’antenato di “Caccia e Pesca”) e facendo consulenze per il doppiaggio di filmati che andavano in onda su National Geographic e Discovery Channel. Quando poi è nata “Caccia e Pesca” è cominciata questa incredibile avventura.

E’nata prima la passione per la pesca o la voglia di girare il mondo o magari… di altro?
Assolutamente la pesca! I miei studi universitari (biologia) sono stati la diretta conseguenza del fatto che volevo studiare qualcosa che avesse a che fare con la mia passione. Poi, sempre la pesca ha preso decisamente il sopravvento sullo studio. Per farti capire quanto sia maniaco pensa che a 16 anni quando si marinava la scuola i miei amici andavano in sala giochi, Alessandro (il mio amico fondamentale) ed io, a spinning in Brenta con le canne da pesca caricate sui motorini…

 

Quali sono i personaggi chiave, nella storia della pesca a spinning in Italia?
Per la pesca a spinning “salsa” mi vengono in mente certamente uno dei miei mentori e cioè Alessandro Idini e Claudio Saba. Per la pesca in acqua dolce credo che Eugenio Avico abbia fatto molto così come Cerchi, Della Valle e Cazzola.

Più in generale hanno fatto moltissimo tutti gli spinner che hanno divulgato questa pesca nei bar, nei club, fra gli amici.

Ho conosciuto pescatori davvero incredibili che sono sconosciuti al grande pubblico solo perché non hanno magari mai scritto un articolo.

Se potessi scegliere una tecnica di pesca, quale sarebbe?
Certamente la pesca a mosca e, più in generale, la pesca con gli artificiali. Credo che la tecnica di pesca uno non se la scelga ma sia lei a scegliere te…

 

Quali possono essere, secondo te, esempi di esche artificiali che gli angler italiani hanno accantonato, ritenendole un pò datate, ma che al cospetto di ciò continuano comunque ad essere valide e catturanti?
Uno su tutti l’ondulante. E’ un’esca che a mio modo di vedere è molto difficile da usare bene. Sono in pochi a saperlo sfruttare ma si tratta di un artificiale micidiale sia in acqua dolce che in mare ed a qualunque latitudine. 

Cosa ne pensi delle condizioni delle nostre acque, fiumi e mari? Negli ultimi anni, che cambiamenti ha riscontrato?

Penso che le nostre acque dolci siano più tutelate ora che vent’anni fa. Mentre penso che il mare sia prossimo al collasso. Non ci sono controlli ed ognuno (pescatori sportivi compresi) fa quello che gli pare. Che i ragazzi pratichino il “catch and release” è un dato di fatto ed il ricambio generazionale farà certamente bene alla pesca. Quello che mi preoccupa è invece anche in acqua dolce l’arrivo di “nuovi pescatori” che fanno dei veri e propri massacri per…”arrotondare”. (ed anche qui i controlli brillano per la loro assenza)

Esistono relazioni cromatiche tra un artificiale catturante e l’habitat che stiamo battendo? sono legate solo al foraggio presente o ci sono altri fattori?
Il dibattito sulle colorazioni degli artificiali credo che non finirà mai. In generale amo utilizzare artificiali simili al foraggio presente soprattutto se pesco in acqua limpida. Credo che però gli aspetti fondamentali siano la silhoutte e la taglia di un artificiale. Posso aggiungere che mi sono fatto l’idea che ci siano colorazioni che hanno una marcia in più. Per farti un esempio il 70% delle mie mosche da luccio è giallo o charteuse.

 
La realtà dei fatti è che, nella pesca con gli artificiali, a fare la differenza non è l’artificiale che si utilizza ma COME lo si utilizza.
 
Avere fiducia in ciò che stiamo proponendo ai pesci ti fa pescare più concentrato, con più attenzione ai dettagli, in una parola, meglio! La differenza tra prendere un pesce o non prenderlo può stare in una singola “jerkata”. Se capiamo questo curiamo in modo maniacale i dettagli e proprio i dettagli fanno la differenza.
 

La pesca a spinning in che modo sta crescendo (che tipo di evoluzione avrà)?
Sta crescendo come nessun’altra. Sta crescendo nel modo di intendere la pesca dei suoi praticanti, sta crescendo nella preparazione tecnica dei suoi appassionati. Un tempo chi pescava a spinning usava un rotante, un ondulante (se ne era capace) ed un minnow. Oggi uno spinner ha nel suo arsenale di tutto. Mi piacciono molto le declinazioni “ultra light” in torrente che avvicinano moltissimo la pesca a spinning alla mosca. L’evoluzione, credo, sarà quella di studiare approcci più precisi per ogni singola situazione.

Quale è in questo momento la tecnica di pesca a cui ti stai dedicando con più costanza?
Ho la luccite acutissima. Belly boat, canna da mosca e lucci sono la mia mania ormai da qualche anno. Mi diverto come un pazzo perché il luccio è un pesce “fetente” come pochi e perché una cattura mi fa venire ancora il batticuore. Quando ferri un luccio non sai mai se è un chilo o dieci.

 
 
Quali sono le novità che ci proporrà “Pesca” per il futuro?
A partire da gennaio abbiamo profondamente modificato la struttura del palinsesto dividendo la programmazione in fasce giornaliere. Il lunedì, dalle 19.00 in poi sarà dedicato alla pesca con le esche naturali, il martedì alla pesca a mosca e quella a spinning, mercoledì sarà la volta della pesca dalla barca, giovedì quella da riva e venerdì, invece, si darà spazio ai viaggi di pesca. In questo modo ogni appassionato avrà un suo spazio riconoscibile e, soprattutto, individuabile.
 
Le trasmissioni “cult” del canale ovviamente continueranno e, nel corso del 2011, si aggiungeranno nuove produzioni che porteranno certamente nuovi contenuti nel modo di presentare le tecniche di pesca. Abbiamo investito moltissimo proprio in nuovi progetti per dare a tutti i nostri abbonati quello che si aspettano da un canale come il nostro. Vogliamo coprire in maniera più capillare la pesca nel Sud Italia e certamente parlare di tecniche di pesca emergenti. Per finire abbiamo ripreso, proprio in questi giorni, a mandare in onda le puntate di “Big Fish” e, credimi, sono episodi incredibilmente emozionanti.

Ha mai proceduto alla registrazione dei dati delle condimeteo di più catture? se si ha notato una prevalenza su qualche dato che si ripeteva nelle molteplici catture?
No, non ho mai registrato le condizioni meteo in modo “scientifico” ma qualche riflessione l’ho fatta. Il “pre temporale”, insomma un brusco abbassamento della pressione atmosferica è uno dei momenti topici per la pesca di tutti i predatori. In generale, e quando si generalizza si corrono sempre dei rischi, il cielo coperto è quasi sempre un momento buono. Poi mi sono fatto la convinzione che i venti provenienti dal mare mettano i pesci più in movimento. Ci sono poi situazioni che sono fortemente “locali”. Per farti un esempio nel luogo che amo di più al mondo, S.Antioco in Sardegna, se c’è maestrale ho la certezza che prenderò dei pesci, se invece c’è scirocco ho la certezza che non ne prenderò. E questa è una certezza maturata in quasi trent’anni di pesca da quelle parti.

Quanto conta avere un’etica forte e piena di sani principi sul rispetto della natura, l’ambiente, e delle prede che catturiamo?
Conta. Perché se il rispetto della natura ce l’hai nella testa anche quando sei in ufficio magari stampi un foglio di carta in meno, o fai più attenzione a non lasciare, non so, la luce accesa quando non serve. Si, lo so, sono piccolezze ma, nel mondo ci saranno 7 miliardi di persone e se tutti non facciamo qualche piccolo passo sprofonderemo in un baratro.

 
Per quel che riguarda il “catch and release”, sai quanto mi batto per questo, è fondamentale.
 
Per una questione di sostanza in acqua dolce. Se tutti facessimo sempre quota ogni volta che andiamo a pesca non ci sarebbe più una trota o un luccio nei fiumi. In mare l’impatto della pesca da riva è probabilmente molto più ridotto. Credo che però sia di vitale importanza il rilascio di tutti i pesci sottomisura e il rispetto dei 5 kg al giorno. Le leggi ci sono, molti sedicenti “pescatori sportivi” però non le rispettano.

Un saluto a tutti gli Amici di Planetspin!