Dicembre 30, 2024

Planetspin

Pesca in mare e acqua dolce

Autocostruzione Kayak, vi racconto la mia esperienza

Oggi sulle pagine di PLANETSPIN introduciamo un nuovo amico, il suo nome è Filippo e pensate un po… si è autocostruito un kayak!

Ho trovato il suo post su un famoso gruppo di kayak fishing in rete e gli ho chiesto di raccontarci la sua storia.
Nel giro di qualche giorno, mi ha inviato il suo articoletto descrittivo, dove ci parla della sua storia di “pescatore” e passo passo, ci spiega anche come ha realizzato il suo primo kayak da pesca in vetroresina. Sentite cosa ci racconta…

Ho iniziato a pescare sin da piccolo, con i classici attrezzi del mestiere da 4 soldi, quelli per imparare diciamo.

Non si prestava particolare attenzione all’innesco, alla lenza, agli attrezzi, anche perché la preda ambita era il “ciò che abbocca”.
Con il passare degli anni è stato un tira molla con questa disciplina che poi si è trasformata in passione a tutti gli effetti.

Quando lo fai per passione e ci vuoi dedicare tutto il poco tempo che hai a disposizione, cerchi di improntarti su di una tecnica, affinarla e sperare che, come si usa dire tra noi pescatori, questo basti per tornare a casa in maniche corte invece che con il cappotto.

Io ho iniziato proprio così, partendo dalla classica canna fissa, passando per la canna “tuttofare” e per finire con qualche lezione di pesca a mosca che mi ha fatto innamorare della pesca dinamica e più precisamente dello spinning. Onestamente non presto particolare attenzione alle marche, ai prezzi alti o alla moda. Se costa poco e mi piace io lo uso.
E così, quando peschi in un lago e batti tanti spot, cerchi una visione più ampia della zona di pesca e quale miglior modo di galleggiare sull’acqua?

PASSIONE AUTOCOSTRUZIONE
Ecco che viene in gioco un’altra mia passione che ho sin da bambino : il fai da te, l’autocostruzione. Ho sempre provato a costruire tutto ciò di cui avessi bisogno. Lo si fa un po’ per passione, un po’ per la speranza di risparmiare qualcosa rispetto a comprarlo e soprattutto per la soddisfazione di averlo fatto con le proprie mani.
Ed è stato così, quasi per scherzo, che mi è balenata l’idea di costruirmi una piccola imbarcazione.

DA DOVE COMINCIARE???
Tutto preso dall’entusiasmo allora, ho iniziato a documentarmi sulla fattibilità del progetto sulla procedura e sui materiali. Verificate queste sono partito in quinta.
Fatto un disegno molto veloce, con dei pannelli di polistirene estruso ho iniziato a modellare uno scafo. In qualche giorno avevo una struttura molto primitiva, priva di particolari sistemi idrodinamici. Così, postando sui social varie foto, sono riuscito a farmi un bagaglio di consigli preziosi, che mi hanno aiutato a proseguire il mio progetto.

Completato il grezzo, e ripeto “molto grezzo”, c’è stata la prova in acqua: quella che mi avrebbe demoralizzato in caso di affondo, o quella che mi avrebbe spronato a finire il progetto se avesse funzionato a dovere.

Ebbene si… prova in acqua SUPERATA.
Sono passato quindi allo step successivo : la resinatura. Fibra di vetro e resina epossidica a tutto andare. Era un via vai di mascherine, guanti, stracci e pennelli…. bicchieri e forbici.
Una mano, due mani e tre mani; in alcuni punti un po’ di più, in altri un po’ di meno…. Bhe è stata la prima esperienza e dovevo farci la mano.

Fatta la parte più bella si passa allo stucco ed alla levigatrice. Chili di stucco e decine di fogli di carta vetro. Questa è stata tosta, ho passato tante ore con la mascherina in volto, polvere in ogni dove e con una levigatrice in mano…. Insomma non un lavoro tanto piacevole. Questa fase è stata la più lunga e ammetto che mi stava facendo passare la voglia di terminare il progetto. Passavo veramente tante ore a levigare e non fruttavo molto, il tempo che avevo lo dedicavo alla barca invece che alla pesca.
La voglia di vederla finita però era tanta e, con un po’ di fatica, sono riuscito a passare anche questa fase con la chiusura della stagione calda.
Iniziato e terminato l’inverno, dove è impossibile lavorare questi materiali per via delle temperature rigide, mi è subito frullato nella testa l’idea di finire l’imbarcazione

PANICO !!!

SARS-CoV-2 ….. È stato dichiarato che il focolaio di infezione da nuovo COVID è considerato PANDEMIA….

Tutti chiusi in casa, lavoratori in difficoltà, una situazione molto grave. Il morale non ne parliamo, qualche piano sotto terra. Inizialmente ho accantonato il progetto, i pensieri erano altri e più importanti.
Detto questo il tempo era fin troppo, le cose da fare non molte ed è così che sono riuscito a terminare il grezzo resinato.
Ordinata la vernice, poliuretanica bicomponente, insieme a mio padre abbiamo verniciato la barca. Tre mani in totale.

WOW, è finitaaaa

Non stavo più nella pelle, non vedevo l’ora di provarla.

Terminata la quarantena mi sono fiondato al lago, ovviamente dopo aver fatto visita alla morosa che se no mi avrebbe linciato.

Nonostante mi sia documentato per giorni e notti intere certe cose le impari solo sbagliando. Le cose che avrei dovuto migliorare erano tante. Avrei dovuto affinare qualche tecnica, però ripeto, certe cose le impari solo sbattendoci la capoccia.

È stato un progetto faticoso e dispendioso. Ma la soddisfazione di stare in acqua, di navigare, di riuscire a pescare, di chiacchierare e ricevere complimenti da persone che ti dedicano 2 minuti solo per congratularsi….bhe, questo è indescrivibile, e giustifica pienamente tutti i sacrifici che ho fatto.

Un grande ringraziamento a Filippo per la sua disponibilità e un saluto a tutti gli amici di PLANETSPIN!