La disciplina dell’ EGI fishing viene introdotta in Giappone, dove la pesca ai cefalopodi (calamari, seppie e polpi) dalla costa, è molto più praticata e da tempo conosciuta.
Introduzione
Variazione del tataki fishing (pesca ai calamari dalla barca), questa tecnica prende subito spazio tra i pescatori sportivi, che si appassionano sempre di più, nel vedere le meravigliose catture che essa regala.
E’ da praticare maggiormente nelle ore notturne (dal tramonto all’alba) perchè i cefalopodi sono anche predatori notturni e si avvicinano sotto costa proprio durante la notte. Praticabile sia dalla spiaggia che dalla scogliera ma anche dai moli, l’eging vi regalerà belle emozioni se la saprete effettuare nel modo giusto e con attrezzatura idonea, infatti la parola chiave per questo fattore e proprio la leggerezza. Usando attrezzatura del tipo “light”, avremo una sensazione di pesca piacevole e super sensibile.
In merito alle esche, utilizzeremo artificiali per cefalopodi “egi o totanare” ,che vanno a imitare dei piccoli pesci o dei gamberetti.
Il Calamaro
Il “Loligo Vulgaris”,appunto il calamaro è un mollusco marino carnivoro,appartenente alla famiglia dei cefalopodi, con un corpo di forma lunga e idrodinamico, formato da un mantello che richiude tutti gli organi interni, munito di 2 ali ai lati che gli permettono il nuoto.
La pelle del calamaro è ricoperta da pigmenti colorati chiamati “cromatofori” che permettono all’animale di cambiare colore
Un punto di forza del calamaro è appunto il nuoto in acqua ,velocissimo e scattante, possiamo dire un movimento a reazione, grazie al suo sifone situato sotto il capo che gli permette di gettare rapidamente l’acqua del suo corpo al di fuori, creando cosi una spinta reattiva.
Il calamaro è molto affascinante nel suo ambiente naturale, è capace di sfoggiare colori bellissimi e incantevoli, come d’altronde anche il suo nuoto e i suoi grandi occhi. Il comportamento dei calamari è molto complesso da capire, la loro”lunaticità” è anche un punto di forza a loro vantaggio, per questo un buon pescatore di calamari prima di pescare dovrebbe studiare i suoi comportamenti e le sue abitudini, ricordiamo che è un’animale molto intelligente e che frequenta le coste in notturna, risalendo dagli abissi e nuotando nei pressi della superficie.
Seppia e Polpo
Altre 2 prede molto comuni nell’eging, nonchè parenti stretti del calamaro sono la Seppia e il Polpo.
La seppia “sepiidae”, come il calamaro ovviamente son dei molluschi marini carnivori, ha un corpo molto più ovale rispetto al calamaro, che viene circondato da una pinna che le permette il nuoto.
Munita da 10 tentacoli, di cui 2 (come il calamaro) sono delle appendici retrattili che usa per sferrare l’attacco, con all’estremità munite di ventose denticolate. Gli occhi della seppia sono sporgenti e a forma di W, anch’essa molto intelligente come quasi tutti i cefalopodi, riesce a mimetizzarsi nell’ambiente in cui vive e normalmente si nutra di granchi e piccoli pesci.
La seppia a differenza del calamaro predilige stare a contatto col fondo marino
Il Polpo “Octopus Vulgaris”, ha un corpo a forma di sacco rotondeggiante al cui centro si apre la bocca (il cosi detto becco). Intorno ad essa si allarga il mantello da cui partono a raggiera otto tentacoli molto robusti che si assottigliano nella parte terminale. Al di sotto di tentacolo, presenta due file di ventose discoidali che servono all’animale per fare presa sul fondo o su qualsiasi appiglio gli capiti a tiro. Gli occhi, abbastanza piccoli e sporgenti, sono piuttosto distanziati tra loro, ma sistemati in modo da avere una perfetta visione sia di fianco che davanti.
Il nuoto “a reazione” avviene all’indietro e allora il cefalopode, da apparentemente goffo e corpulento, diventa un idrodinamico siluro con il corpo e i tentacoli allungati su un unico asse.
Il Polpo rispetto al calamaro e alla seppia,è un cefalopode più goffo e pigro, che comunque non è da sottovalutare perche una volta afferrate le prede che possono essere anche di grande stazza, non potranno più scappare grazie alla sua stretta morsa tra i tentatoli pieni di ventose. Anche per questo cefalopode dovremo scandagliare il fondo per insidiarlo, viste le sue abitudini.
Le esche da Eging
Sono appunto le egi, che possono essere chiamate anche totanare o squid jig.
Questi artificiali sono principalmente imitazioni di gamberetti o piccoli pesci foraggio, costruiti in plastica e rivestiti normalmente da seta o di tessuto simile. Sprovvisti di ancorette o ami, gli egi sono armati di doppio cestello di aghi lisci, che permetteranno di allamare la preda.
Il peso e la misura delle totanare oscilla normalmente dalla 2,5 (misura piccola) alla 3,5 ma anche 4 (più grande), tutto dipende dall’esperienza e dalle preferenze del pescatore che potrà scegliere se usarli più piccoli o più grandi.
Un fattore molto importante negli artificiali da eging non è tanto la colorazione, ma la dimensione, infatti recenti studi dichiarano che il calamaro preferisce attaccare prede molto piccole e per questo che la famosa casa “Yamashita” mette in commercio un nuovo artificiale per calamari dalle dimensioni moto minute, sto parlando del famoso “Naory” pensate che la misura più grande è la 2,2!
Tuttavia il calamaro potrebbe benissimo preferire un egi ad un altro, quindi consiglio sempre di comprare artificiali di ottima qualità come : Yamashita Qlive, Naory , Yo-zuri , Molix e di non superare mai la misura 3.
Attrezzatura
L’attrezzatura da eging come appunto dicevamo all’inizio, dovrà essere di assoluta leggerezza e sensibilità, regalandoci e permettendoci cosi, un’azione di pesca al top.
La canna dovrà essere appunto specifica da eging, cosi da permetterci di avere lunghe gittate nel lancio, sensibilità, potenza e morbidezza al punto giusto, cosi da non strappare i tentacoli dei cefalopodi in caso di cattura.
Dovremo scegliere una canna generalmente costruita a 2 pezzi, di lunghezza massima di 8,3 piedi capace di lanciare esche dalla misura 2 alla 3,5.
Parlando del mulinello da abbinare, come la canna, la parola magica è appunto la leggerezza e fluidità, potremo scegliere partendo dalla misura 2500 fino al 4000 massimo, con frizione anteriore e un recupero molto preciso, cosi da evitare fastidiose parrucche se decideremo di utilizzare trecciati.
Il filo che andremo a imbobinare nel mulinello sarà del tipo trecciato, dal diametro molto esile, così da aiutarci molto nel lancio dell’artificiale. Un 8 lb o 10 lb può andare benissimo e cercheremo di scegliere un trecciato del tipo setoso e morbido come il “super pe sunline” adatto alle nostre richieste specifiche.
Al termine del trecciato creeremo uno terminale di lenza in “fluorocarbon” di 40 cm di uno 0,26 mm per rendere il tutto più invisibile possibile.
La scelta del posto di pesca
Il calamaro ama molto la corrente, quindi difficilmente staziona in un punto preciso per molto tempo ed è per questo che dovremo spostarci frequentemente per le spiagge, moli, scogliere e porti, per andarlo a cercare.
La nostra ricerca sarà rivolta all’individuazione degli spot dove può aggirarsi la nostra preda, la cosa più logica e pescare sempre dove c’è presenza di pesci foraggio, come i sugarelli, classica preda del cefalopode, che di solito sostano sotto le luci artificiali, oppure nei luoghi dove c’è sempre cambio di corrente, ad esempio l’entrata di un porto o nei pressi delle scogliere.
Azione di pesca
STOP and GO, con questo concetto potremo definire in generale questa tecnica. Dopo aver lanciato il nostro egi in acqua, accompagneremo la discesa a filo ben teso, anche perchè i calamari attaccano molte volte durante la discesa dell’esca.
Se vogliamo arrivare sul fondo, magari per insidiare anche le seppie, cominceremo a fare uno “stop and go” con dei piccoli colpetti di canna che andranno ad’animare il nostro egi attirando l’attenzione del calamaro con le sue vibrazioni. Se non avremo strike con questa tecnica di recupero, provvederemo a cambiare ritmo e modo, anche con delle forti jerkate di canna verso l’alto, in modo da far sbandare il nostro artificiale sott’acqua per richiamare anche i predatori che si trovano a maggiore distanza. Occorre sondare tutti gli stradi d’acqua, per riuscire ad individuare la fascia dove i pesci sono in attività.
Un quesito che ci faremo diverse volte nelle nostre pescate, è quello di essere indecisi se pescare vicino a delle sorgenti di luce artificiale o nel buio più pesto. Avremo il dubbio se caricare di luce il nostro artificiale fluorescente oppure di lasciarlo spento, tutte queste risposte le otterremo solo provando svariate volte testando ogni condizione. Ovviamente dovremo sondare tutti gli strati d’acqua, il calamaro si aggira ovunque.
Ferrata perfetta
In questa disciplina la ferrata della preda è la cosa più importante, anche perche se data al momento sbagliato in modo sbagliato può strappare facilmente i tentacoli delle nostre prede, che lanceranno ai compagni un allarme di pericolo con il consecutivo allontanamento del branco.
Ovviamente non succede sempre, ma facciamo attenzione a scoccare una ferrata aggraziata, allo stesso modo decisa e netta. Il calamaro o la seppia dovranno essere abbracciati al 100×100 sul vostro egi, per evitare spiacevoli slamate.
Il recupero della preda dovrà essere costante e delicato, con frizione tarata in modo da dare filo contrastando le pompate del calamaro di taglia, giusto il poco che serve per non strapparlo, la cosa importante e tenerlo sempre in tiro con filo in tensione.
In conclusione
Io amo moltissimo questa disciplina, la pratico da quando ero un piccolo pescatore e mi appassiona sempre di più. Ho cominciato a pescare con canne da spinning leggero (dato che ancora non esistevano quelle specifiche) e cercavo di adattarmi alla pescata, ma da quando ho in mano attrezzi specifici è tutta un’altra musica!
Concludo dicendo che la vera competizione tra te e il calamaro è scovare dove si nasconde, in quale oscuro angolo del mare, cercando la cattura mirata e studiata, tralasciando le pescate fortunate e le catture casuali, che non lasciano nessuna soddisfazione per noi appassionati in questo avvincente sport.
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