Oggi pubblichiamo un bellissimo racconto di pesca, realizzato dal carissimo amico Gianluca che ci scrive dalla Puglia.
Credo che il suo modo di vivere la pesca a spinning, sia comune a molti di noi, per cui mi complimento per essere riuscito a comunicare con bellissime parole, quello che sono le nostre emozioni.
Il racconto si chiama “Doni d’autunno“, non poteva esserci titolo più esplicativo, vai Gianluca!!!
Tra il parcheggiare la macchina e il preparare l’attrezzatura è un attimo.
Monti la tua bassterra, zaino in spalla e marsupio coi tuoi dodici artificiali di fiducia e già sei li che cammini lungo la scogliera.
Cammini dietro al tuo compagno di pesca, ma non guardi lui, guardi il mare, un mistero che Hemingway in uno dei suoi capolavori ha paragonato ad una donna, diceva: “ è come qualcosa che concedeva o rifiutava grandi favori e se faceva cose strane o malvagie era perché non poteva evitarle”.
Oggi le condizioni sembrano buone, non troppo vento, una leggera increspatura, l’incontro con serra e barracuda d’autunno potrebbe esserci.
Arrivato allo spot, le parole non si sprecano, basta un saluto a chi c’è già, uno sguardo d’intesa col tuo compagno che s’accende la sigaretta “porta fortuna” e si inizia a lanciare.
Per primo vola un long jerk dalla colorazione naturale, un max rap 17. Alcuni lanci ma niente. Ti fermi e aspetti, manca ancora molto al tramonto, meglio godersi un po’ il paesaggio. Poggiata la canna scambio qualche parola con gli altri. Si anche ieri eravamo qui, no niente. Forse oggi. Speriamo. Ok dai, ricomincio a pescare.
Dopo un oretta, il sole scende basso sull’orizzonte delle montagne della Calabria che si distinguono nettamente con l’aria limpida. Il mare ha riflessi blu neri, arancio. Si è calmato molto. L’aria è ferma, la situazione sembra ovattata, i piccoli cefalotti che nuotano davanti agli scogli sono più attivi, c’è quasi un ‘aria d’attesa.
A questo punto c’è il tuo compagno che ti fa un segnale con la mano, niente parole, solo gesti silenziosi, è questione di rispetto per il tramonto, pensi. Segui il dito, alla tua sinistra, le sardine schizzano sull’acqua, i predatori sono arrivati. Tutti in silenzio guardiamo e ci prepariamo. Sotto ci sono le cause delle nostre giornate perse con una canna in mano ad animare imitazioni di pesci con le ancorette attaccate.
Passa qualche minuto e il primo dei tuoi compagni vede la sua canna piegarsi. Combattimento breve ma arrabbiato, il primo barracuda è salpato. Dai una mano, poi riprendi a pescare.
In acqua vola il tide 175. Recupero lento, un paio di jerkate, qualche stop. Sulla ripartenza senti la botta che ti fa svegliare dal torpore della routine di lanci! Dai la ferrata, chiami qualcuno ad aiutarti, contrasti le testate con garbo e decisione, il barra è guadinato e bloccato col boga grip.
La foto con la faccia da ebete felice e contento è assicurata.
Le catture e le slamate si susseguono, stavolta tocca al tuo compagno, attacco, ferrata, breve recupero e slamata. E qui l’assurdo, finisce di recuperare e altro attacco!
Questo lo vediamo, è sempre un barracuda, è alle prime pescate a spinning e la poca esperienza, come tutti abbiamo provato, si paga. Ferra con poca decisione e sotto gli scogli il predatore lo saluta con una scodata.
Ma è una bella giornata, poco dopo è un serra ad abboccare alla sua canna, stavolta ferra deciso, recupera veloce, il pesce si esibisce negli spettacolari salti che tanto ambita preda l’hanno reso, ma finisce nel guadino. È per noi la seconda cattura, ci guardiamo contenti e ci abbracciamo!
Mesi di attesa, ma il pesce in canna e le gambe tremanti ci hanno fatto capire che ne è valsa la pena!
La serata prosegue, dopo i primi assalti, nessuno ha sentito più niente, qualcuno vista l’ora, inizia ad andare a casa, verso la cena calda e un po’ di tv sul divano. Noi no, ci crediamo, e facciamo bene.
Monto su il Balisong bianco albino, lo manovro lento con jerkate e drop decisi, per sfruttare le sue vibrazioni. Al terzo recupero la canna si piega, ferro e inizia il recupero, il pesce reagisce con testate furiose, è un barra anche lui, ma più grosso, recupero mentre chiamo il mio amico, credo sia la mia preda più grossa (2kg e 700gr alla bilancia) mi fa divertire un mondo, portato vicino agli scogli lo blocchiamo col boga. Cerco ancora di slamarlo, quando sento il mio compagno che urla “preda, preda!”. Non posso aiutarlo, il barracuda è da slamare e non c’è nessun altro, attimi di panico! Dopo qualche secondo sento un rumore secco e lui che è “leggermente” nervoso. “ho spezzato la canna, il pesce è qui tra gli scogli!”.
Slamato il mio vado a dargli una mano, il pesce non so come è finito sotto una pietra, la spostiamo non senza difficoltà ma lo prendiamo, lo slamiamo e foto. Penso che dopo questa possa bastare.
Accendiamo le lampadine frontali e torniamo esausti verso casa, la testa ancora vuota, pieni d’adrenalina e le gambe tremanti. In viso un sorriso inesauribile.
L’unica cosa che posso pensare è: iniziare a fare spinning è stata una delle migliori idee che mai mi siano venute in mente!
Un saluto a tutti gli amici di PLANETSPIN
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