Dicembre 23, 2024

Planetspin

Pesca in mare e acqua dolce

Il fermo, tecnica spinning in mare

Pescare a spinning ci porta col tempo al bisogno di evoluzione, a sperimentare, ad adattarci alle varie situazioni e soprattutto alle varie specie che incontriamo.

L’obiettivo è trovare le soluzioni alle nostre sfide quotidiane e fare in modo che gli amici pinnuti vengano ingannati dalle nostre esche.
La pesca a spinning è fantasia, non ci limitiamo al semplice recupero per dar vita alla nostra esca
 
ma, molte volte, per riuscire ad insidiare i predatori più astuti, ci inventiamo di tutto. Molte volte colpiamo nel segno, altre volte non ci resta altro che l’amaro in bocca.
Quando un nostro artificiale entra in acqua, si scatena in noi la fantasia per fare in modo di riuscire a muoverlo al meglio. Tantissimi sono i recuperi per animarlo, renderlo vivo e di conseguenza catturante.
Possiamo provare con un semplice recupero lineare, magari arricchito da jerkate o “stop and go”, provare lo skipping, ma con la tecnica del “fermo“, si può aprire un universo tutto da scoprire.
Molte volte, ha i suoi lati positivi, ma bisogna conoscere le condizioni ideali e soprattutto le caratteristiche abitudinarie della specie che si cerca di insidiare, pre praticarlo correttamente.

Dove si usa e caratteristiche delle esche
Sicuramente i punti chiave che fanno da padrona in questa tecnica, sono: la schiuma e l utilizzo delle esche suspending o slow sinking.
Per pescare col fermo, bisogna spaziare mentalmente, immaginarci in acqua insieme al nostro artificiale, recuperare e percepire il momento giusto, fermare per qualche secondo, tenere sempre in tensione l’esca, ed aspettare l’attacco.

I punti migliori dove effettuare questa tecnica sono classicamente tra gli ostacoli del fondale, nei grandi giri di corrente, perchè è priprio lì che i predatori son pronti a sferrare il proprio attacco.
Molte specie stanno proprio sotto i nostri piedi a razzolare, a predare, a difendere il territorio; infatti molti attacchi, avvengono nel raggio di pochi metri da noi, proprio in prossimità del gradino di risacca o dove tanti pescatori non fanno lavorare l’artificiale, portandolo fuori dall’acqua in fretta. Qui si possono avere gli incontri più particolari ed interessanti, come spigole e sopratutto i saraghi.

Numerosi predatori razzolano nei primi metri d’acqua; capita che i pesci attaccano anche perché incuriositi dalla nostra esca che si ferma e affonda lentamente, l’importante è tenerla sempre in tensione, senza impedirgli di lavorare correttamente, magari aiutata dalla corrente.

Può capitare che il pesce segua e morda l’esca, quasi per scacciarla, proprio qui, un fermo nel posto ed al momento giusto, fa si che avvenga lo strike.
 
Alcuni artificiali si prestano benissimo per questa tecnica e si rivelano micidiali, come il Jackson Rogos, ma anche l’Artist sinking 105, queste esche hanno la particolarità, se tenute in tensione durante l’affondamento lento tra la risacca, di rimanere in assetto, ideale soprattutto per i predatori che stanno in caccia nelle nostre vicinanze e che, a causa della turbolenza o del passaggio veloce e superficiale dell’esca, non la vedono in tempo, quindi, o non fanno in tempo o non l’attaccano.

Questa tecnica si è dimostrata essenziale per riuscire a pescare i saraghi, anche con una certa costanza.

Le esche di tipo floating possono adattarsi al fermo, ma con dei lati negativi: molte volte, attaccate dai predatori nella fase lenta di risalita verso la superficie, capita lo spiacevole inconveniente di esser attaccate da sotto, soprattutto dalle spigole che, allamandosi male, rischiano la slamatura.