Nella pesca a spinning saltwater inshore, che ruolo potrebbe avere la pasturazione? E’ una domanda che tutti i pescatori prima o poi si pongono, ma che trova molte risposte contraddittorie.
Riporto di seguito una delle risposte che un visitatore del forum di planetspin (www.planetspin.it/forum) ha dato in un thread dove si parlava di questo argomento.
Per cercare di diradare la nebbia che circondava questo quesito, ho deciso di provare a muovere il primo passo circa un anno fa.
Era giugno, mi recai all’alba in Punta Coda Cavallo, di fronte l’isola di Tavolara, vicino Olbia.
Mi preparai il giorno prima un secchio pieno di ricci, preparai la mia attrezzatura usuale (canna da spinning monopezzo con una azione media, long jerk e minnows) e m precipitai a cercare di sfruttare l’alba per insidiare qualche bel predatore.
Mi posizionai sulla scogliera e , con una cadenza di circa 15 minuti, mentre lanciavo i miei artificiali nella porzione di mare a me antistante , alternavo la classica azione di pesca con il lancio di qualche riccio, preventivamente schiacciato conte, intervallando le usuali dinamiche di lancio e recupero dell’esca.
Continuai con questa alternanza sperimentale di tecniche per circa un paio d’ore, fino a che il sole non si alzò definitivamente alto su di me e mi costrinse a abbandonare ogni velleità.
Ricordo che durante le fasi di lancio dei ricci in mare, effettivamente davanti a me si venne a creare una nuvola di pesce minutaglia
che ad ogni incremento della pasturazione cresceva pedissequamente. Purtroppo, però, di predatori nemmeno l’ombra.
Le idee che mi spinse a questo tentativo furono due e di natura e radice diversa ossia provenienti da due mie grandi passioni : la pesca subacquea e la pesca metodica in acque dolci.
A mare, per chi ha mai avuto modo di immergersi per più di qualche ora in zone frequentate da predatori, avrà potuto comprendere facilmente le dinamiche fra pesci piccoli in frenesia alimentare e predatori che approfittano di questo insolito stato incosciente delle specie minori per attaccarle e cibarsene con estrema facilità.
Per il mio esperimento mi sono avvalso di Echinoidee, ma il medesimo tentativo si potrebbe riproporre utilizzando svariate altre specie di molluschi, crostacei o organismi marini alla base dell’alimentazione del pesce bianco e della minutaglia attirabile nella nostra area di pesca.
Tracciando un parallelismo con una tecnica di pesca offshore ormai diventata celebre anche nelle acque del mare nostrum, ossia il drifting ai tunnidi, oserei affermare che, escluse le batimetriche e la deriva sfruttata per la suddetta tecnica specifica, la pesca a spinning da scogliera naturale o artificiale, non si discosta eccessivamente dai metodi di captazione dell’attenzione predatoria dei pinnuti specialmente nel periodo di picco alimentare che, per la maggior parte delle specie pelagiche che si avvicinano alle nostre coste, coincide con il periodo primaverile ed estivo.
Una tecnica stagionale, quindi, che fungerebbe da supporto rafforzativo alle tecniche di pesca a recupero con artificiale più note e collaudate, che potrebbero essere agevolate da una indotto fermento ittico nel nostro spot reso più vivo e attrattivo da questo stratagemma.
Un vecchio detto fra i pescatori a spinning più anziani dalle mie zone recitava che
“ Il predatore va dove la preda abbonda e fermenta, mai dove il silenzio spaventa”
E le mie orecchie fungono sempre da cattive consigliere della mia mente, ogni qual volta questo detto viene pronunciato.
Francesco
Per i “puristi” della pesca a spinning, parlare di pasturazione scatena solitamente pareri molto contrastanti, anche per questo è difficile trovare traccia in rete di discussioni simili.
I motivi sono tanti.
La grande diffusione dello spinning è dovuto soprattutto alla sua semplicità di attuazione, basta una canna, un mulinello ed una manciata di esche per completare il proprio setting base, per cui, aggiungere cassette di pesci esca o altro materiale che funga da attrattore, sarebbe comunque un appendice, del superfluo che farebbe perdere questa caratteristica fondamentale, la semplicità.
Trovare esche fresche non è cosa facile, lo sanno bene i colleghi del drifting, per cui sarebbe una complicazione di cui il 99.9% degli spinners farebbe a meno sicuramente.
Inoltre tra le altre cose, chi decide di pescare a spinning “puro”, segue una serie di regole non scritte, tra cui c’è anche quella di utilizzare esclusivamente esche artificiali. Che senso avrebbe pescare con i plastichetti e pasturare con le esche naturali o sfarinati come le pasture in busta?
Ho aggiunto questa mia considerazione a completamento di articolo che meritava di esserci su PLANETSPIN, penso che tutti noi, soprattutto agli esordi in questa tecnica di pesca, abbiamo pensato di provare un modo alternativo di aumentare le possibilità di cattura.
Complimenti a Francesco per la sua intuizione, soprattutto perché a differenza di altri che ne hanno solo sentito parlare o pensato di farlo, ci ha provato davvero ed ha condiviso con noi le sue esperienze, in puro stile PLANETSPIN!
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