Oggi sulle pagine di PLANETSPIN parliamo di un argomento di biologia ittica, grazie ad un articolo che ci invia Luigi Ferraro,
in cui si analizza un tema molto caro a chi vive la pesca a 360 gradi, sia dal punto di vista sportivo, che da quello puramente conoscitivo e scientifico.
Sappiamo bene che per essere dei bravi pescatori, dobbiamo conoscere anche delle nozioni sulla vita dei predatori
che andiamo ad insidiare, questo per accrescere la nostra cultura e in qualche modo anche per sfruttarle per la cattura e la salvaguardia delle varie specie che popolano sia i corsi d’acqua dolce che il mare.
Luigi è un grande appassionato di mosca e quindi di torrenti e fiumi, che da anni si dedica alla cultura del lancio tecnico e sulla salvaguardia degli ecosistemi fluviali, portando avanti le sue teorie che sono spunto di interesse per tanti appassionati del settore.
Leggiamo cosa ci scrive…
Le Big (le grosse trote) sono predatori nocivi o “selezionatori” e riproduttori naturali?
In Italia ci sono ancora pescatori che dopo aver avuto la fortuna di catturare una trota di grosse dimensioni, la sopprimono giustificando questo gesto perché sostengono (su teorie prive di ogni criterio scientifico), che dopo una certa età la trota diviene sterile, ovvero si ciba di pesci senza produrre nuova vita, contribuendo quindi pesantemente alla riduzione della fauna ittica senza apportare benefici apparenti.
La trota non diviene sterile dopo una certa età, ma può diminuire la sua capacità di produrre prole. Certo è che un individuo femmina di qualche chilogrammo di peso, anche se avesse una minore capacità di procreazione, produrrebbe un gran numero di uova, molte più di tante trote di dimensioni minori.
Una trota di grandi dimensioni è prevalentemente ittiofaga e ipoteticamente contribuisce alla diminuzione dei pesci, ma non è assolutamente vero che contribuisce pesantemente alla riduzione della fauna ittica senza apportare benefici apparenti.
Una popolazione di una specie ittica è ben strutturata quando è costituita da individui di varie classi d’età, dai più piccoli a quelli di dimensioni maggiori.
L’eliminazione di soggetti deboli/malati da parte di un predatore, in questo caso di una grossa trota, evita che le malattie si propaghino nell’ambiente, favorendo al contempo la selezione naturale, in quanto sopravvivranno esclusivamente gli individui più forti e sani delle specie predate, permettendo così una riproduttività maggiore di quella specie. In questo modo la specie si consolida, permettendo solo ai più forti di avere figliolanza.
Nella “caccia” le trote aggrediscono le prede più deboli e più facili da catturare, una trota ad esempio che non può muoversi veloce come le altre, perché è malata, sarà correttamente quella più soggetta a finire mangiata.
Sopra si vede una grossa trota che ha attaccato una trotella in un evidente stato di difficoltà. Quel meraviglioso esemplare di trota è il prodotto unicamente del processo della natura, quindi è un predatore naturale che contribuisce a rafforzare la specie eliminando i soggetti meno forti, ma soprattutto è biologicamente importante per quanto riguarda la riproduzione, sia a livello quantitativo che qualitativo e con la sua eliminazione si avrà esattamente l’effetto contrario.
Sopra trote in frega. Sotto un maschio di trota in risalita.
Un tratto del fiume Volturno sotto.
A rafforzare ulteriormente questa teoria, emblematico è stato quello che è successo negli anni ’80/’90 sul Fiume Volturno, precisamente nel tratto dei “25 Archi” a Roccaravindola (IS).
Questo tratto di fiume fu chiuso alla pesca per oltre 10 anni, successivamente fu riaperto come tratto No Kill.
Alla sua apertura tutti rimasero stupiti dall’abbondanza di fauna ittica, era strapieno di trote,
ma soprattutto il tratto era ben strutturato da individui di varie classi d’età, dalla big (… e che big!) alla trotella di pochi centimetri.
Lasciamo che le cose facciano il loro corso naturale e che non si intervenga inopportunamente, perché tantissime specie di piante o di animali sono scomparse e addirittura estinte negli ultimi duecento anni, a causa dell’intervento dell’uomo.
Per questo primo articolo, redatto da Luigi Ferraro, non ci resta che ringraziarlo per il suo tempo dedicatoci, un saluto a tutti gli amici di PLANETSPIN!
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